Michele De Pietro

Michele De Pietro, senatore della Repubblica Italiana dal 1948 sino ad oltre il 1958, vicepresidente del Senato e Ministro di Grazia e Giustizia sotto i governi di Amintore Fanfani e Mario Scelba.

Nato il 26 febbraio del 1884 a Cursi nel palazzo della sua famiglia situato nei pressi del vicinato “Le Logne”, attuale via Santuario, da Addolorata Pranzo, donna virtuosa e di sani principi proveniente da una facoltosa famiglia di banchieri leccesi e da Pasquale Domenico De Pietro, importante avvocato proveniente da un antico casato cursiato presente nella cittadina ancor prima del XVI secolo.

Dopo essere stato indottrinato da adolescente presso don Vincenzo Macchia, maestro primario del Comune, proseguì gli studi presso l’istituto Capece a Maglie perfezionando gli stessi a Roma presso l’università “La Sapienza”, nella cui sede si laureò in Giurisprudenza nel 1906 a soli 22 anni.

Nel 1911 sposò Clementina Fumarola, mentre aveva già iniziato con successo la carriera forense presso il foro leccese bruscamente interrotta nel ’15 dalla prima guerra mondiale dove prese parte come capitano di fanteria. All’avvento del fascismo fu uno dei più tenaci oppositori, tanto che dapprima fu diffidato per poi essere arrestato nel 1942, prima di prendere parte al Partito Liberale Italiano (PLI).

Nel 1945 fu nominato membro della Consulta Nazionale passando dal PLI alla Democrazia Cristiana (DC) tra le cui file fu candidato nel collegio senatoriale di Lecce nelle elezioni politiche del ’48 riuscendo a cogliere un successo che gli permise di prendere parte alla Commissione Giustizia e Autorizzazioni a Procedere.
Nelle elezioni del ’53 Michele De Pietro venne riconfermato riuscendo a ricoprire oltre al ruolo nella Commissione Giustizia quello di vice-presidente del Senato sino al 18 Gennaio del 1954 quando fu nominato ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo presieduto da Amintore Fanfani e successivamente in quello di Mario Scelba fino al 16 luglio 1955.

Fu proprio durate quest’ultima legislatura che De Pietro realizzò una tra le più importanti riforme del sistema giudiziario riuscendo a mutare in maniera accorta il Codice Rocco eliminando gli istituti e le disposizioni che si ispiravano alle concezioni autoritarie del regime fascista.
La sua azione giuridica meglio si completò riuscendo a far aderire il nuovo codice di procedura penale alla nuova Costituzione repubblicana.

L’acutezza giuridica e l’approfondita conoscenza del sistema legislativo italiano condussero il senatore di origine cursiata all’avvio del progetto per la costituzione del Consiglio Superiore della Magistratura e dopo un lungo iter parlamentare a farla approvare nel 1958.

Proprio in quell’anno fu sconfìtto nelle elezioni parlamentari per soli 147 voti e da allora si dedicò esclusivamente alla carriera di penalista diventando il vero principe del foro, tanto da essere riconfermato presidente dell’Ordine degli Avvocati e dei Procuratori presso la Corte d’Appello e il Tribunale di Lecce.
Nonostante si fosse ritirato dalla vita politica attiva, nel 1959 Michele De Pietro fu eletto dal Parlamento tra i sette membri laici del primo Consiglio Superiore della Magistratura in cui ricoprì la carica di vicepresidente svolgendo la sua opera accanto al Capo dello Stato che ne era il presidente.

Presso il foro di Roma disputò una tra le cause più impegnative: lo scandalo Montesi.

Assunse dal 1958 al 1967 la carica di presidente del Centro Nazionale di Prevenzione e di Difesa Sociale di Milano, succedendo ad Alessandro Casati ed Enrico De Nicola. Fu in quegli anni che donò un suo edificio, posto nelle vicinanze della sua casa natale, per adibirlo ad asilo infantile, ora noto come “Sacro Cuore di Gesù” delle suore dell’Immacolata di Ivrea.
L’attaccamento del senatore De Pietro alla terra natale lo spinse a donare alcuni suoi terreni per l’ampliamento del vecchio cimitero. La strada che da Cursi giunge al Santuario e la facciata del Convento degli Agostiniani furono realizzati per suo interessamento presso la Cassa Depositi e Prestiti.

Michele De Pietro, gravemente malato, morì nella sua casa di Lecce il 7 ottobre del 1967

Fonte: sito del Comune di Cursi